Fabrizio Capobianco, Italiani in Silicon Valley 2000-2018
Cos’è Italiani in Silicon Valley 2000-2018?
Il progetto è nato dall’imprenditore italiano e amante della Silicon Valley Paolo Marenco per raccontare le storie di Italiani di successo in questo centro di innovazione mondiale. L’obiettivo è mostrare modelli virtuosi che riescono ad unire California all’Italia ed effettuare knowledge transfer alla nostria patria. Il progetto è nato come spin-off del Silicon Valley Tour (pagina dedicata ai mentee LTF) a cui molti dei nostri mentor partecipano come presentatori ogni anno.
In questo articolo potrete leggere di Fabrizio, senior mentor di LeadTheFuture.
La sua storia
Fabrizio Capobianco arriva in Silicon Valley nel 1999, al seguito della moglie biologa che ha un contratto di ricerca a Stanford. Valtellinese, studia ingegneria informatica a Pavia. “Noi gente di montagna, saltiamo Milano perché troppo grande e preferiamo il Collegio a Pavia” dice.
A 23 anni realizza la sua prima startup: Internet Graffiti, la prima web company in Italia. Poi un’altra, sempre a Pavia, portando Internet dentro le aziende (Kraft, Novartis, la Borsa, la RAI). Vende tutto e si sposta in Silicon Valley per giocare in Champions League, trova lavoro a Tibco che diventa Reuters e aspetta la tanto desiderata Green Card.
Al termine della bolla nel 2002 fonda Funambol, open source su mobile, la sua idea originale. E ricordando Pavia e la sua Università decide di fare lì lo sviluppo del software prodotto. Proposta incredibile per i VC californiani che non si spiegano come si possa sviluppare SW nell’Italia fannullona e pizzaiola, piuttosto che a Bangalore in India. Diventa quindi una sorta di predicatore del “Why Italy” attraverso una magnifica presentazione in Prezi – il power point dei creativi – rintracciabile su YouTube – in cui spiega che gli sviluppatori software italiani, in quanto tali sono: creativi, flessibili, fedeli all’azienda, lavorano fino a tardi, non rubano l’idea, …e costano poco (anche se un poco più degli indiani). Convince alcuni VC e Funambol raccoglie oltre 40 milioni di $ per crescere grazie al team di 40 sviluppatori nella Funambol Srl localizzata nel Polo tecnologico di Pavia.

Fabrizio Capobianco, salto sul lago salato
Lascia il ruolo di CEO di Funambol nel 2010 e poco dopo fonda TOK.tv. Idea da juventino lontano: “Da bambino e ragazzo guardavo la Juve in TV con papà e fratello …oggi io sono in California, papà a Sondrio, mio fratello in Africa, come fare?” dice. Facile c’è l’iPad, basta fare un App per condividere la visione in tempo reale ognuno dal suo divano. Integrata nell’app ufficiale della Juve, e poi del Barcelona, Real Madrid, Paris Saint-Germain, Tottenham… e Cina…TOK.tv decolla in numeri di utenti (oltre 27 milioni a fine 2017), anche se i ricavi non vengono da questi ma dalla pubblicità attirata dagli utenti. Riceve fondi di VC per 6 milioni… e soprattutto modifica il modello ”Why Italy” in “Liquid Company”. In pratica fare sviluppo software in Italia con 12 sviluppatori esperti che lavorano, spesso con altro lavoro, da remoto a casa loro, dalla Sicilia al Piemonte.
Oggi il “modello Capobianco” ha molti emuli.
Da A3Cube (Emilio Billi e Antonella Rubicco, marito e moglie, supercalcolo tra San Josè e Piemonte Lombardia), UniquId (Stefano Pepe blockchain tra San Francisco e Roma), Archon Dronics (Davide Venturelli, droni tra San Francisco e Modena), AdEspresso (Armando Biondi, ads su Facebook tra San Francisco Milano e Roma), Sysdig (Loris Degioanni, container SW tra Davis e Italia con Alessandro Gallotta Silicon Valley Study Tour 2013 e Andrea Scianò, e fino al 2018, Luca Marturana Silicon Valley Study Tour 2014, sviluppo SW da remoto a Treviso, Torino e Catania), Cloud4Wi (Andrea Calcagno, Location Analytics e Marketing, tra San Francisco e Pisa con uno sguardo al mondo), Tooso (Ciro Greco, Intelligenza artificiale per l’e-commerce tra San Francisco e Milano), Fastly (Gabriele Gerbino Silicon Valley Study Tour 2013, sviluppo SW da Catania e Lorenzo Saino da Londra, il resto del team tra San Francisco, Lituania e molte altre città, per il CDN Content Delivery Network).
Fastly ha sede tra San Francisco e Londra. Fondata nel 2011 a San Francisco dallo svedese Artur Bergman, per risolvere il problema di accedere rapidamente ai contenuti di grandi media come New York Times e Guardian grazie al CDN. Oltre 200 dipendenti di cui due italiani, Gabriele Gerbino Università di Catania SVST 2013 lavora in remoto da Catania e Lorenzo Saino, Politecnico di Milano, da Londra
Un modello che sposa in pieno il bridge, prendendo i plus di Silicon Valley e Italia.
Grazie a Fabrizio Capobianco, l’apripista pioniere.